Quante volte vai al bagno mediamente in settimana?
Se ti è sempre stato detto che è normale andarci una volta al giorno, sei sulla strada sbagliata. Il tuo corpo ha bisogno di ben altro.
Leggi attentamente i consigli che troverai in questo articolo e capirai come funziona la fisiologia del tuo intestino.
L’intestino è, come soleva raccontare Ippocrate, il fiume della vita.
Adesso dobbiamo calare questo concetto nel mondo reale.
🐈 Prova a pensare ai felini: hanno un intestino molto corto, un paio di metri.
🐄 O agli erbivori, che hanno un intestino lungo ben oltre i dieci metri.
🏃 E poi c’è l’Homo Sapiens Sapiens, che ha circa 6/7 metri di intestino (varia a seconda del genotipo).
È fondamentale comprendere che circa il 30% dell’energia noi la investiamo per digerire, per recuperare dal mondo esterno alimenti ed elementi e creare energia.

Ricordiamoci che il concetto di calorie e peso, nel mondo dell’alcalinità, è completamente superato, come quello di dieta.
Però il focus di questo articolo è legato a quanta energia si investe per assorbire alimenti, e soprattutto quanta energia si investe per sopire l’infiammazione.
La fisiologia ci racconta che tecnicamente il transito intestinale non dovrebbe superare le 16 ore.
Ma bada bene: quando noi ci scarichiamo una volta al giorno, significa che liberiamo l’intestino ogni 24 ore.
Sai quanto ti costano quelle 8 ore in più? Ben oltre un quarto di energia metabolica, ma non tanto quantitativa, bensì qualitativa. Vero è che, nell’intestino crasso e nel retto, si assorbono i liquidi e si creano le feci.

Ma un transito lento deve impegnare la mucosa e il nostro corpo nel sopire l’infiammazione. Quindi la qualità dell’energia talvolta è superiore alla quantità.
Ecco perché Ippocrate teneva molto a specificare che l’intestino non deve essere come uno stagno ma deve essere il nostro fiume della vita: è fondamentale quindi assimilare questo concetto e farlo nostro.
Cosa porta nell’alimentazione moderna a questo incredibile rallentamento?
E quando parliamo di incredibile rallentamento, ci riferiamo proprio a chi evacua una volta al giorno. Non oso pensare alle persone che si scaricano 5 volte la settimana, o addirittura meno!!
Non serve sicuramente un matematico per fare i conti e cominciare a capire che si va sulle 40/50 ore.
Il focus è legato, in prima battuta, al come e quando ci si nutre.
Ma prima di raccontare quale potrebbe essere un consiglio, parliamo di come è fatto l’intestino.
Sono circa 300 metri quadri: un grande campo da tennis. Lì noi attraiamo gli alimenti e gli elementi e siamo coperti da una leggera mucosa.
Il collegamento per capire la fisiologia dell’intestino va fatto sul sistema linfatico. Ricordati che il nostro corpo, che è composto per circa l’80% da acqua, ha solo il 20% di acqua libera. Quella è la linfa: idrata, nutre le cellule e le lava dai residui metabolici.
Quando noi abbiamo un’alimentazione che acidifica, all’interno dell’intestino tenue il cibo non arriva a pH 7, ma arriva poco sotto: sotto 7 il pH è acido e le feci non escono leggermente basiche ma acide.
Dove c’è acidità c’è infiammazione.
L’olobioma, quello che ci viene trasferito tra la placenta e il cordone ombelicale dalla mamma durante la crescita nel grembo materno, comincia ad andare in sofferenza, perché l’ambiente è acido e prolifera la flora batterica acidofila.
Essa, da un certo punto di vista, ci può fare anche comodo: siamo europei, siamo italiani, viviamo di dieta mediterranea e necessitiamo di una parte di flora batterica acidofila per digerire la pizza, il pane e il mondo dei latticini… Ma quando è in eccesso ricordati che, a differenza dell’olobioma, la flora batterica acidofila produce infiammazione.
Da qui inizia la parte fastidiosa del metano, quindi il meteorismo dei gas: fino ad arrivare, non da ultimo, all’acido solforico, che è il denaturato, insieme ai fosfati, di alcune proteine animali.
Un processo detox di alcalinizzazione, quale può essere un protocollo che riporta la linfa da acido a basico, ci regala un riequilibrio del pH dell’intestino.
Il consiglio che possiamo darti è quello di porre maggior attenzione soprattutto al come e quando ti alimenti. Impara a gestire il glucosio a partire dai carboidrati semplici e le verdure. A pranzo ad esempio anteponi sempre ad un primo piatto verdure crude, miste, singole, di stagione condite con olio e limone, insaporite con spezie senza sale.
Per questo articolo è tutto: spero che ti abbia dato spunti preziosi e che ti sia stato utile.
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